La mia risposta è molto semplice..perché non dovresti? È molto probabile che se ti sei fatto questa domanda hai già dato una risposta affermativa ma hai ancora dei dubbi. Si va dallo psicologo quando si incontra una difficoltà, un problema e si attraversa un disagio che non riusciamo a superare nel breve periodo con le risorse di cui disponiamo al momento e con il solo supporto di chi ci sta vicino.

Assolutamente no! Uso questa parola bruttissima perché è quello che mi sento riferire dai clienti in prima seduta come paura di sentirsi folli per il solo motivo di rivolgersi ad uno psicologo. Niente di più sbagliato! La condizione della follia è l’assoluta mancanza di consapevolezza a riguardo della propria convinzione mentre chi va dallo psicologo è consapevole di avere un problema o di vivere una difficoltà.

Gli appuntamenti durano 50 minuti ciascuno e si svolgono con cadenza settimanale o quindicinale a seconda del tipo di trattamento e di prestazione (sostegno psicologico, psicoterapia breve strategica, terapia EMDR). Pertanto il primo colloquio è molto importante per definire la frequenza iniziale; in genere nel primo periodo gli appuntamenti sono più frequenti mentre nella fase di consolidamento tendono a essere più distanziati.

Dipende! Non è possibile stabilire a priori la durata di una psicoterapia o di un sostegno, tuttavia è necessario che si vedano sin da subito i primi risultati per verificare che la terapia stia funzionando. In genere già dal terzo colloquio si riferiscono miglioramenti o quello che io definisco lo “sblocco” del problema poi si lavora per il completamento dell’obiettivo e sarai tu a decidere quando ti riterrai completamente soddisfatto.

Quando ci affidiamo a qualcuno creiamo una relazione significativa nella quale ci aspettiamo che ciò che diciamo sia squisitamente custodito e questo vale sia perché è un ingrediente fondamentale del trattamento stesso, sia perché lo psicologo è tenuto al segreto per vincolo in base al suo codice deontologico che nell’art.11 recita “lo psicologo è strettamente tenuto al segreto professionale. Pertanto non rivela notizie, fatti o informazioni apprese in ragione del suo rapporto professionale, né informa circa le prestazioni professionali effettuate”.

No, lo psicologo non può somministrare farmaci, ma utilizza allo stesso scopo la riabilitazione con terapie verbali e/o prescrizioni di comportamento. La prescrizione di terapie farmacologiche è prerogativa del medico laureato in Medicina e Chirurgia meglio se specializzato in psicofarmacologia e psichiatria. Laddove lo psicologo e il terapeuta ne ravveda la necessità può però suggerire e indicare al cliente di valutare l’assunzione di una terapia collaborando alla gestione del caso con il collega psichiatra.